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Masaru Emoto: Esperimento del riso

https://www.youtube.com/watch?v=31shlv5Z71A
WORK WITH US FROM Monte-Carlo
A pair of private equity groups has clinched a $14.3 billion deal to take over Zayo Group, the owner of fibre optic cables that stretch across the US and Europe, in one of the largest leveraged buyouts since the financial crisis. Digital Colony Partners and EQT have agreed to pay $35 a share in cash as part of the deal and assume Zayo’s $5.9 billion of net debt… The deal comes as private equity groups hunt for assets in an attempt to put some of their roughly $1.2 trillion of dry powder to work. While buyout firms were able to clinch a number of big deals last year — including Blackstone’s $17 billion purchase of a stake in Thomson Reuters’ financial terminals business and the $13.2 billion takeover of the power unit of Johnson Controls by Brookfield Asset Management’s private equity arm — several fell apart, leaving funds seeking new businesses to buy… The wave of buyouts shows the ease with which private equity groups can finance their multibillion-dollar takeovers. Debt remains relatively cheap, despite intensifying fears of a recession… Zayo has been on a buying spree to try to make its broadband the key connector between companies and data centres managed by the likes of Amazon… Demand for reliable connectivity has become critical for increasingly data-driven companies such as Netflix, Google and Apple.

Eric Platt and James Fontanella-Khan
Risonanza Schumann: come possiamo trarne dei benefici

Cos’è la Risonanza di Schumann e come possiamo trarne dei benefici? L’atmosfera terrestre è composta da diversi strati. Uno degli strati dell’atmosfera è la ionosfera, che è responsabile delle aurore, come ad esempio quella boreale. È in questo strato dell’atmosfera che la Risonanza Schumann può essere trovata. La Risonanza Schumann vibra a un impulso di 7.83 Hz e si dice che sia il battito cardiaco della madre terra. E’ stato dimostrato da studi scientifici che se le onde cerebrali di una persona risuonano a 7.83 Hz, tale individuo gode di ottima salute fisica e psicologica. Ricerche di laboratorio hanno anche dimostrato che l’esposizione di cellule viventi alla frequenza propria della Risonanza di Schumann ha avuto l’ effetto di aumentare la protezione immunitaria. Cattive frequenze… Molti esperti ritengono che la vasta gamma di frequenze elettromagnetiche artificiali da cui siamo circondati da tutti i giorni, (tra cui elettrodomestici, wifi e telefoni cellulari) interferiscano sulla frequenza benefica naturale della Terra. Questo può farci sentire più stressati, stanchi e fuori equilibrio. Pertanto, sintonizzandoci alla frequenza 7.83 Hz torniamo ad uno stato di sintonia con la frequenza magnetica del pianeta e sperimentiamo numerosi benefici tra i quali: maggiori capacità di lettura/apprendimento, ringiovanimento ed equilibrio fisico e mentale. Altri vantaggi comprendono l’attivazione ESP, l’effetto anti-jetlag, l’effetto anti-manipolazione mentale ed una migliore tolleranza allo stress. Altro beneficio comune derivante dall’esposizione alla Risonanza di Schumann è quello di sentire profonda unità ed armonia con tutto ciò che ci circonda, fenomeno questo che viene spesso descritto anche negli antichi insegnamenti, questa è semplicemente la conseguenza di sentirci allineati con la frequenza del nostro pianeta. Sono stati condotti degli esperimenti su alcuni volontari, nei quali sono state eliminate le vibrazioni della Risonanza Schumann a 7.83 Hz nel loro ambiente. I soggetti hanno subito accusato mal di testa, stress emotivo, e altri problemi di salute. Dopo un breve periodo di esposizione a 7.83 Hz, i soggetti hanno iniziato subito a sentirsi meglio. Questo esperimento ha mostrato empiricamente quanto sia importante la Risonanza di Schumann per il nostro benessere generale. Ci sono diversi metodi con i quali è possibile sperimentare personalmente i benefici derivanti dall’esposizione alla Risonanza di Schumann. Uno dei migliori metodi è quello di utilizzare la stimolazione uditiva che aiuta le vibrazioni del cervello ad allinearsi con la frequenza 7.83 Hz.
Continuing the Treaty of Ramla of 1192 AD,
strong Muslim-Templar mutual support through affiliate Knights of Saladin
under Templar sovereign Patronage.

La ghiandola pineale produce molecole beta-carboline e serotoninergici che influenzano gli stati di coscienza. Sono coinvolte nella produzione dei sogni notturni, esperienze mistiche, illuminazione e nell’alternanza della dominanza emisferica cerebrale.

di Francesetti, Gecele, Meluzzi ( https://la-voce-della-coscienza.blogspot.com/2018/10/la-ghiandola-pineale-produce-le.html?m=1 )

Secondo gli studi storici eseguiti dal neutoanatomista J. Ariens Kappers, (l979), la ghiandola pineale fu scoperta più di 2300 anni fa da Herophilus (325-280 a.C.) un anatomico alessandrino, il quale riteneva che essa controllasse il flusso della memoria. La letteratura indiana antica presenta numerosi riferimenti alla pineale come organo di chiaroveggenza o di meditazione, che permetteva all’uomo di ricordare le sue vite precedenti. Per i buddisti, quest’organo costituisce il “terzo occhio” che, se aperto, penetra nelle dimore di cose ineffabili. Finché il terzo occhio dorme l’adepto rimane inconsapevole dell’ineffabile. Sono tuttavia descritte molte tecniche per permettere agli aspiranti di “aprirlo”, una di queste è la meditazione. Questo terzo occhio è stato anche ampiamente rappresentato nelle opere di arte sacra orientale dove accade frequentemente di incontrare delle figure umane dotate di un occhio che si apre al centro della fronte. Il segno indù delle caste si trova in un punto scelto comunemente per simbolizzare l’”occhio”, e anche il colore utilizzato rappresenta lo spazio di sviluppo spirituale.
La storia dimenticata della ghiandola pineale

L’epifisi assume un ruolo importante anche nella visione energetica dei sette chakra dell’uomo. Gli studi classici della medicina greco-romana considerano l’epifisi una struttura capace di materializzare e guidare il fluido del pensiero dal terzo al quarto ventricolo cerebrale, attraverso, cioè, quel sistema di canalicoli e cisterne nei quali fluisce il liquido cefalo-rachidiano. Galeno, medico del II secolo a.C., considerò la pineale come una struttura simile alle ghiandole linfatiche. Questa interpretazione venne accettata nella cultura occidentale per molti secoli, finché in epoca rinascimentale, qualcuno non tornò ad occuparsi di ghiandola pineale. Nel 1640, Descartes definisce l’epifisi come “la sede dell’anima” e anello di congiunzione tra res cogitans e res extensa, postulando anche l’esistenza di una connessione occhio – epifisi – muscolo e attribuendo così, intuitivamente, un significato funzionale all’epifisi come mediatore degli effetti della luce sull’apparato muscolare. Questa piccola struttura cerebrale era quindi in grado di trasformare un immateriale pensiero in un’azione e di risolvere in questo modo, molti problemi alla costruzione filosofica cartesiana. In seguito, sotto l’influenza del pensiero cartesiano, molti studiosi del XVII e XVIII secolo associano la pineale e le sue calcificazioni alla pazzia e alla patologia psichiatrica in genere.

Da allora la pineale resta sostanzialmente nell’oblio e l’aggettivo “vestigiale” è quello più frequentemente applicato a questa ghiandola.
La PNEI riscopre i poteri della ghiandola pineale

Tuttavia recenti ricerche psiconeuroendocrinoimmunologiche hanno riportato l’attenzione sull’epifisi. Le attuali conoscenze neurofisiologiche evidenziano come la pineale non sia semplicemente una ghiandola, ma, come la midollare del surrene, un trasduttore neuroendocrino: converte infatti un input nervoso, un neurotrasmettitore, in un output ormonale che va in circolo. L’input nervoso è la noradrenalina, rilasciata dai nervi ortosimpatici postgangliari, l’output ormonale è in primo luogo la melatonina. la sua sintesi della serotonina è catalizzata da due enzimi (n – acetil – transferasi , SNAT, e idrossindol – O – metil transferasi o HIOMT) che sono caratteristici della pineale. I pinealociti sintetizzano esso stessi la serotonina dal triptofano aminoacido essenziale, tramite la stessa via utilizzata nei neuroni.
La luce influenza la produzione di melatonina

La sintesi e la secrezione di melatonina sono regolate dalla percezione della luce: è interessante osservare che la pineale deriva da un organo fotorecettoriale, funzionalmente “un terzo occhio”, presente in alcune specie di rettili ed anfibi. La pineale dei mammiferi non risponde però direttamente alla luce, ma l’impulso luminoso, raccolto dalla retina, giunge al nucleo sporachiasmatico, regione coinvolta nella genesi dei ritmi biologici; di qui l’informazione passa all’ipotalamo laterale da cui si dipartono le fibre efferenti dirette al midollo toracico dove originano le fibre che terminano nei neuroni pregangliari del nucleo cervicale superiore che proiettano alla pineale. La luce quindi determina il ritmo circadiano e circannuale della melatonina, la cui secrezione è massima di notte e minima di giorno (il picco massimo si situa intorno alle 02,00 di notte). La pineale riceve però anche informazioni direttamente dal SNC tramite fibre nervose che collegano l’abenula, la commisura posteriore, i nuclei paraventricolari con il peduncolo e il parenchima epifisario. D’altra parte esistono dei recettori specifici per la melatonina nel SNC, in particolare nel nucleo soprachiasmatico ipotalamico che rappresenta un centro di primaria importanza cronobiologica.
La pineale è sensibile ai campi elettromagnetici

Anche le influenze ormonali sembrano giocare un ruolo importante nella fisiologia epifisaria, ed esistono sicure relazioni tra pineale e altri sistemi endocrini, in particolare le gonadi. Oltre alla luce, anche i campi elettromagnetici influenzano l’attività della pineale, la quale sembra essere un mediatore fondamentale degli effetti sistemici di questi campi sui sistemi biologici. La pineale si presenta quindi come un fondamentale detector di alcune variabili ambientali, in grado di trasferire le informazioni dall’ecosistema esterno a quello interno, permettendo così la sincronizzazione fra ritmi ambientali e ritmi biologici dell’organismo. Quest’organo ricopre infatti un ruolo centrale nell’organizzazione cronobiologica del nostro organismo, consentendo ad esso di adattarsi in modo ottimale alle variazioni temporali ambientali.
Le “misteriose” molecole prodotte dalla ghiandola pineale

L’azione dei secreti pineali, in gran parte ancora ignota, si esplica sul sistema endocrino immunitario e nervoso in modo estremamente complesso. I prodotti epifisari meglio conosciuti (melatonina e betacarboline) sono delle molecole a struttura chimica indolica, come la serotonina. Questo tipo di anello strutturale è presente in tutte quelle molecole che a livello animale e vegetale mediano il rapporto esterno – interno in modo sincronizzato. La melatonina, oltre ad un effetto antigonadotropo, evidente soprattutto negli animali, presenta una attività immunostimolante e antagonizzante gli effetti immunodepressivi di stress. Tratteremo a questo proposito soprattutto della melatonina, ma sarebbe un errore identificare la pineale con questo ormone. Infatti, l’epifisi è sede di produzione di molte altre molecole, come le beta-carboline, la cui funzione è attualmente in gran parte sconosciuta. Recenti osservazioni depongono per un ruolo immunomodulatore della pineale in senso stimolante e antagonista nei confronti dello stress, tramite l’azione della melatonina su cellule immunocompetenti e con la mediazione degli oppioidi endogeni.
Stati di coscienza espansionali indotti dalla pineale

Oltre ad un’azione immunomodulatrice, gli indoli (in particolare le beta-carboline e i serotoninergici) influenzano gli stati di coscienza, controllando in particolare il ritmo veglia/sonno e l’attività onirica. Le beta-carboline, in modo specifico, sono implicate nella produzione dei sogni notturni e possono forse spiegare il fisiologico ritmo di alternanza della dominanza emisferica cerebrale della durata di circa 20 minuti. Durante la predominanza dell’emisfero destro si attiva la sfera affettiva, emozionale e creativa con una più o meno spiccata estraniazione dall’ambiente esterno. In questi momenti ci sorprendiamo a sognare ad occhi aperti o a commettere lapsus verbali o errori nel nostro lavoro. Nella fase di predominanza emisferica sinistra è invece la nostra parte logico-razionale e analitica ad essere più attiva. L’andamento bilanciato e armonicamente fasico di questi diversi stati di coscienza è alla base di un buon equilibrio psicosomatico, perché ì meccanismi che controllano questa altalena della coscienza sono gli stessi che modulano l’attività neuroendocrinoimmunitaria del soggetto.

Esperienze mistiche indotte dagli sciamani

Non deve quindi stupire che uno degli strumenti terapeutici più utilizzati in diverse medicine tradizionali, sia costituito proprio da sostanze contenenti indoli. E’ per esempio il caso dello sciamano dell’Amazzonia che usa l’ayahuasca, una liana ricca di beta-carboline e con proprietà allucinogene, per indurre uno stato di coscienza fortemente alterato e condurre cosi alla catarsi e alla guarigione. Ciò che fa lo sciamano è indurre, con tecniche comunicative che creano lo specifico contesto emozionale e con l’assunzione e la somministrazione di indoli, una “tempesta psicobiologica” riomeostatizzante per un meccanismo di tipo psiconeuroendocrinoimmunologico. L’azione dell’allucinogeno, per un meccanismo serotoninergico, si esplica inoltre a livello del rafe mesencefalico e dell’attività epifisaria, con una conseguente modulazione cronobiologica dell’orologio endogeno.
Proteggere il naturale bioritmo della pineale per prevenire e trattare le patologie

In questo senso la pineale rappresenta un fondamentale centro di sincronizzazione dei ritmi dell’organismo ai ritmi ambientali, tramite un’azione su diversi sistemi, fra cui come abbiamo detto, quello immunitario. La regolare cadenza dei singoli bioritmi e il loro sincronismo rappresentano una delle condizioni essenziali per un adeguato funzionamento dell’essere vivente. Infatti, la caratteristica essenziale dei ritmi biologici di alternare periodi di riposo a periodi di attività funzionale permette di mantenere i vari distretti a un livello ottimale di funzionamento. E’ dunque evidente che ogni fattore che interferisce col normale svolgersi dei complessi cicli bioritmici dell’organismo, non solo altera una normale sequenza adattativa e difensiva, ma favorisce la formazione dei precursori della malattia somatica.

E’ un dato di fatto che vari bioritmi fondamentali risultano alterati in numerose malattie considerate come psicosomatiche quali l’asma .bronchiale, l’ipertensione essenziale, l’ulcera gastroduodenale, le malattie coronariche, ed altre. Inoltre, alcuni importanti bioritmi psiconeuroendrocrini, fra cui lo stesso ritmo della melatonina, sono profondamente modificati nei disturbi dell’umore (per intenderci: nelle sindromi depressive). In queste situazioni l’alterazione cronobiologica è qualcosa di più di un mero epifenomeno, sembra cioè rivestire un ruolo causale nell’insorgenza del quadro psicopatologico; a conferma di ciò stanno le recenti acquisizioni terapeutiche che svolgono la loro azione proprio agendo sui bioritmi (la fototerapia). Inoltre, anche molti farmaci antidepressivi, dal litio alla clorgilina e imipramina, hanno dei rilevanti effetti sull’andamento dei bioritmi. E’ quindi evidente come la modificazione della normale oscillazione ritmica dei diversi parametri fisiologici si associ all’insorgenza di situazioni patologiche.
Ma quali sono le principali cause di disorganizzazione bioritmica?

In primo luogo la causa della desincronizzazione può essere endogena, e sembra essere il caso, ad esempio, di alcuni disturbi psichiatrici come la depressione endogena. In secondo luogo, possono essere causa di alterazioni cronobiologiche gli eventi psicosociali, lo stress, le alterazioni di parametri ambientali. Mentre nelle società contadine ad economia agricola i ritmi del lavoro, dell’alimentazione e del riposo attività tendevano ad essere sincroni con i ritmi biologici e con il variare periodico degli eventi naturali, la rivoluzione industriale ha progressivamente modificato questa situazione. La moderna società urbana industriale ha infatti sempre più imposto i propri ritmi, legati a esigenze di tipo economico e tecnologico, sui ritmi biologici individuali e di gruppo. Così il progressivo aumento di attività lavorative legate ai turni notturni, i rapidi spostamenti attraverso i fusi orari che avvengono nei viaggi aerei, ma soprattutto l’induzione di ritmi comportamentali uguali per tutti e vincolati a necessità produttive ha portato a sincronismi artificiali con serie conseguenze sul piano psicosomatico infatti i ritmi comportamentali e i ritmi biologici sono fra loro armonicamente collegati per un migliore adattamento dell’individuo alle richieste dell’ambiente.
Psicosomatica e pineale

La situazione ottimale di minor rischio psicosomatico viene dunque raggiunta quando due serie di ritmi sono in fase perfetta fra di loro e il comportamento riceve esattamente il supporto biologico di cui ha bisogno in quel momento. Però quando per l’azione di determinanti psicosociali, i bioritmi comportamentali – emozionali vengono forzati in direzioni diverse da quelle dei loro ritmi biologici di supporto, si crea una dissociazione fra programmi biologici e comportamenti che è una delle principali condizioni per la formazione dei precursori della malattia. Nella attuale organizzazione urbano – industriale inoltre i ritmi comportamentali dell’attività, della sessualità e riproduzione, dell’alimentazione sono scarsamente sincronizzati con i ritmi biologici che ad essi sottendono e sono per lo più fissi nel tempo in contrasto con il variare ciclico delle determinanti fisiche ambientali quali il variare delle stagioni. E’ come se vivessimo a livello emozionale – comportamentale in un limbo metacronologico, dissociato di ritmi ambientali.
Stress e pineale

Per quanto riguarda lo stress, l’organizzazione cronobiologica sembra essere molto protetta da alterazioni indotte dallo stress. Ciò conferma come quest’ultimo sia una reazione biologico – comportamentale utile e necessaria per la vita e, d’altra parte, comunque la stabilità e la regolarità dei bioritmi sia importante per la sopravvivenza dell’individuo, e della specie. Tuttavia le situazioni di stress acuto strettamente intenso oppure cronico producono nell’individuo delle alterazioni cronobiologiche associate all’insorgenza di disturbi psicopatologici e psicosomatici.

Quale ruolo ha la pineale in questo processo di insorgenza della malattia da desincronizzazione? La ricerca in questo settore è tutt’altro che conclusa, tuttavia se pensiamo da un lato alla funzione cronobiologica della pineale e dall’altro all’attività che la melatonina e le beta-carboline svolgono sul sistema neuroendocrino e sul sistema immunitario, la pineale diventa in modo evidente un possibile mediatore degli effetti patologici della desincronizzazione. A questo proposito si sta aprendo strada il concetto che la pineale possa svolgere un ruolo di “regolatore dei regolatori” nell’organismo animale, venendo a configurarsi come mediatore ambiente – individuo e come modulatore teso a mantenere l’omeostasi contrastando tutto ciò che minaccia di comprometterlo. Non solo, quindi, un “ormone antistress”, ma più generalmente un modulatore omeostatico che antagonizza gli effetti dello stress quando questo si presenta come una “inhibiction de l’action” (inibizione dell’azione) in senso laboritiano ed è quindi pericoloso per la sopravvivenza dell’individuo.
Ghiandola pineale: antenna per le energie sottili

Occorre infine ricordare che la pineale è sensibile alle variazioni dei campi elettromagnetici ambientali e possiede quindi le. caratteristiche di “terzo occhio” che nel passato alcuni pensatori gli hanno intuitivamente attribuito; è quindi affascinante utilizzare come ipotesi di lavoro la possibilità che questo organo funga da antenna per le cosiddette energie “sottili” che ci giungono dall’ecosistema esterno.

Lo studio della ghiandola pineale e dei suoi secreti è quindi un chiaro esempio di ricerca olistica, in quanto deve considerare l’oggetto di ricerca non più isolatamente e non soltanto come facente parte di un organismo più complesso, ma deve tenere conto anche dell’ecosistema in cui questo organismo. si trova. D’altra parte per questo studio è necessario un approccio transdisciplinare che si arricchisca dell’interazione tra i diversi approcci al problema, e che deve saper comprendere e parlare sia il linguaggio del biochimico che quello dell’antropologo, sia quello del fisico che quello dello sciamano. Questa prospettiva transdisciplinare, interattiva e complessa, è quella che nell’attuale paradigma scientifico può farsi crogiolo di nuove conoscenze, in quanto capace di utilizzare, oltre al microscopio, anche il macroscopio e percepire così non solo le cose, ma anche le relazioni fra le cose.

Redatto da Dionidream.com

Fonte: psiconautica.in

L’articolo La Ghiandola Pineale produce le molecole dell’espansione della coscienzaproviene da Politicamente Scorretto .
Marvel’s Avengers: Endgame has grossed $1.2 billion in its opening weekend, shattering records for the biggest global launch for a film and underscoring Disney’s dominance of the movie business. Endgame is the first motion picture to make more than $1 billion at its opening. It grossed nearly double that of the previous record holder, last year’s Avengers film, Infinity War, which made $640 million in its opening weekend, excluding China… Marvel’s latest roaring success is an affirmation of Disney’s strategy of funnelling its resources into blockbuster franchises… Endgame is the culmination of a sequence that began with the release of Iron Man in 2008. The series has spanned 22 films over the past decade that have brought in $19.9 billion for Disney-owned Marvel Studios. The smash hit comes at a critical moment for Disney, as it embarks on a high-stakes push to counter the forces of Netflix and other technology groups that have upended Hollywood. The world’s biggest traditional media company this month laid out ambitious plans for a streaming service, Disney+, that will rely on shows and films from its popular franchises such as Marvel, Pixar and Star Wars… The demand for Endgame, which has a running time of three hours, has prompted movie chains such as AMC to keep some theatres open around the clock.

Anna Nicolaou and Mamta Badkar

Domizio Cipriani: exercise of presence

https://www.youtube.com/watch?v=eRBZeoUUh5o

:)
Sono passati più di sette secoli da quando il rogo mise fine alla vita di Giacomo de’ Molay, ultimo gran maestro dei Templari, e dalla soppressione del loro ordine. Nonostante ciò, il termine templare continua ad essere affascinante ed evocatorio. I Templari, noti anche come Cavalieri dell’Ordine del Tempio, sono ancora oggi probabilmente il più noto e più misterioso ordine cavalleresco, la cui storia enigmatica rimane ancora oggi circondata da un alone di mistero.

Due cavalieri, Hugo de’ Pagani e Goffredo di Geoffroy de Saint-Omer, nel 1118, pensarono di dare vita a un ordine militare e religioso per proteggere i pellegrini che si recavano a Gerusalemme, già da allora oggetto di scontro tra religioni, in questo caso tra cattolicità ed islamismo.

I cavalieri prestarono voto di povertà, castità e obbedienza nelle mani del patriarca di Gerusalemme, Warmondo di Picquigny, che propose di utilizzare gli stessi per difendere la città santa e proteggere i pellegrini. L’ordine fu riconosciuto dalla chiesa nel corso del concilio di Troyes nel 1129, segnatamente da papa Onorio II, unitamente alla regola che i cavalieri dovevano seguire, come previsto per ogni ordine monastico.

Una regola nella quale fu introdotto un concetto certamente rivoluzionario: i monaci, oltre a dover adempiere con i loro voti a un comportamento improntato a castità, povertà e obbedienza, sono anche soldati. Il loro mantello, bianco con croce patente rossa, simboleggia questa dualità per così dire funzionale: il bianco della loro veste ricorda la purezza e la castità, la croce rossa, impressa sulla veste stessa, rammenta il sangue, quindi l’ardore che deve caratterizzare la loro azione.

L’ordine, che ricevette il sostegno di San Bernardo di Chiaravalle, promotore dell’ordine dei Cistercensi e propugnatore della costruzione delle cattedrali, prese dapprima il nome di Militia Christi. Poi, allorché, grazie ai meriti acquisiti sul campo, in particolare riguardo la sicurezza dei pellegrini, ebbe in concessione dal re di Gerusalemme una parte del tempio di Salomone, fu chiamato Militia Templi e poi comunemente, come ancora oggi, ordine dei cavalieri templari.

I cavalieri potevano essere laici o sacerdoti ed erano assistiti da servitori, che vestivano abiti di color bruno. Al loro vertice era posto il magister militiae templi, coadiuvato da altri dignitari.

Durante il dodicesimo e il tredicesimo secolo, i cavalieri templari assicurarono quindi la protezione dei pellegrini nell’area medio orientale, ove si svolse la guerra santa, nel corso della quale gli stessi ebbero un importante ruolo in varie battaglie: Tiberiade (1187), Gaza (1244), Al-Man?ur? (1250) e San Giovanni d’Acri (1291).

L’ordine accrebbe la sua fama ed ebbe una rapida diffusione in Europa (in particolare in Francia, Inghilterra, Spagna e Portogallo), ove peraltro costruì moltissime chiese, che furono sempre chiamate tempio, accumulando, in quasi duecento anni, una ricchezza leggendaria, composta da denari, gioielli e soprattutto proprietà (commanderie), ubicate in tutto l’occidente cristiano.

Dopo la perdita definitiva della terra santa nel 1291, l’ordine, vittima della debolezza del papa Clemente V e l’avidità di Filippo il Bello, fu accusato di eresia e infine sciolto nel 1312.

Il conseguente processo ai cavalieri templari terminò nel 1314, con l’uccisione degli ultimi due alti dignitari dell’Ordine, Jacques de Molay e Geoffroy de Charnay, che Filippo il Bello fece bruciare nell’isola di Parigi, ubicata di fronte alla cattedrale di Notre Dame, presso il “Pont Neuf” ove ancora oggi una lapide ricorda quanto avvenne.

Questa in breve la storia dell’ordine, che è stato successivamente preso a modello da tutti gli ordini cavallereschi, sia nazionali che sovra nazionali.

Ma perché, ancora oggi esso è ancora una sorta di entità che attrae e che ha dato origine a numerose organizzazioni, neo-templari, tuttora esistenti ed operanti, le quali appunto si ispirano e si richiamano ai primitivi cavalieri? Perché all’azione storica dei Templari, riferita sia agli aspetti politico-sociali e religiosi, si sono sovrapposti elementi mitici e fantastici?

Certamente esiste una ragione non propriamente razionale e riconducibile ad aspetti storici documentabili. Come spesso accade non è facile distinguere tra storia, mito e leggenda, stante peraltro le difficoltà, connesse alla ricerca volta allo studio della storia dei templari, derivate anche da un disinteresse rispetto questa tematica, soprattutto da parte del mondo accademico.

Probabilmente per comprendere l’aspetto verosimilmente più importante, riferito alla autentica eredità templare, si dovrebbe considerare la realtà metastorica, che ricomprende gli archetipi, che sono alla base dell’azione di ogni essere umano. È quindi necessario, attraverso l’analisi della simbologia e della correlata semiologia, al di là della semplice analisi storica, entrare nel pensiero di quello che è un vero e proprio corpus tradizionale, per comprenderne l’essenza, che è rilevabile appunto più negli archetipi simbolici che nelle documentazioni cartolari. In realtà, è allora forse opportuno ricercare, in un ambito più meramente spirituale, la chiave dei misteri che circondano l’ordine del Tempio, per coglierne i messaggi che possono ancora arrivare a noi.

È bene rammentare che l’Ordine del Tempio nacque in medio oriente a Gerusalemme, quindi, le sue radici sono anche orientali, nonostante sia stato pensato e costituito da uomini figli dell’occidente cristiano; come pure che la sua sede è sempre stata in medio oriente: dapprima Gerusalemme, poi San Giovanni d’Acri e infine Cipro.

Uno dei simboli che ha caratterizzato i templari è il sigillo dell’ordine, nel quale sono raffigurati due cavalieri che montano un solo cavallo. Questo per ricordare la duplicità, quindi la dualità dell’azione del monaco cavaliere, che deve essere interiore ma anche esteriore.

Il cavallo cavalcato da due templari ricorda peraltro la tripartizione dell’essere, molto comune nel medioevo: spirito, anima e corpo; corpo, in questo caso rappresentato da un cavallo, il quale rammenta che il corpo stesso è solo il veicolo dell’anima e dello spirito divino. Tre parole che fanno peraltro riferimento alle tre ipostasi: padre, figlio e spirito santo.

Altro simbolo altrettanto importante è la croce templare, che ricorda l’unione tra terra e cielo, come pure in modo abbastanza palese il simbolismo proprio del numero otto, che rappresenta l’infinito, il mondo manifesto e anche la vita e la trasformazione. Non a caso, i Templari usavano, a volte, la stella a otto punte per rappresentare la pietra filosofale.

Il numero nove è anch’esso costantemente presente nel simbolismo dei Templari. Nove sono i cavalieri fondatori dell’ordine, parimenti nove sono le provincie, nelle quali sono distribuite le varie commende. Il nove rappresenta, altresì, la emanazione divina che discende della unità, quindi la manifestazione.

Simbolo di significativa importanza è, peraltro, lo stendardo dell’ordine, il “beaucéant”, che è una sorta di gonfalone, al centro della quale si irradia la croce rossa, sovrapposta alle due bande che lo compongono, una bianca ed una nera, che ricordano le fasi alchemiche (opera al nero, al bianco e al rosso).

Altro simbolo molto importante è il Baphomet, l’immagine di un uomo barbuto, che sarebbe stata utilizzata nelle riunioni più riservate, modalità rituale che è stata considerata dagli inquisitori una delle prove volte a dimostrare e far formulare, nei confronti dei Templari, l’accusa di stregoneria, che fu alla base del loro processo e della loro condanna, oltre che a far poi attribuire, nell’immaginario collettivo, ai templari stessi ritualità demoniache e sataniche.

Nel considerare il simbolismo utilizzato dai cavalieri Templari e la loro organizzazione non si può certo escludere che gli stessi abbiano riscoperto talune conoscenze anche attraverso i rapporti con le autorità spirituali, allora presenti in medio oriente, le quali avevano memoria e conoscenza della filosofia ermetica, e che pertanto hanno contribuito a dare ai Templari stessi saperi molto elevati e avanzati.

Lo scopo della creazione dell’ordine è stato quello di proteggere i pellegrini sulla strada per Gerusalemme, ma probabilmente può essere stata trovata, anche “casualmente”, un’ulteriore via o un nuovo ambito operativo, che li ha posti di fronte a nuove conoscenze, quando sono venuti appunto in contatto con la conoscenza spirituale orientale, che può aver contribuito a far nascere all’interno dell’ordine stesso un ambito ermetico-iniziatico.

I cavalieri templari entrarono sicuramente in contatto con il tasawwuf, ovvero il misticismo sufi, incuriositi da questo modo particolare di ricercare il divino. Probabilmente non rimasero indifferenti rispetto a questa modalità operativa mistica e quindi cercarono conseguentemente di capirla. Se ciò fosse stato vero essi sono stati quasi certamente ammessi tra i sufi, in modo ovviamente riservato.

I templari quindi potrebbero essere stati iniziati al sufismo. La cosa non è del tutto improbabile, essi potrebbero aver pregato per un solo Dio, quale esso fosse, in quanto membri di una complessiva fraternità, sia essa cristiana o musulmana, che credeva in un unico essere supremo.

Probabilmente furono creati collegamenti segreti, che non potremo mai conoscere, ma appare abbastanza realistico che templari, di rango elevato, ricevettero come segno di considerazione l’iniziazione al sufismo. Le corrispondenze, per così dire simboliche, tra i due ordini, ci sono e appaiono peraltro non trascurabili.

Nell’iniziazione sufi, è presente il khirqah, ovvero il mantello, analogo quello bianco dei Templari. I due ordini prevedono diversi gradi di appartenenza: talib per designare l’apprendista, murid per riferirsi all’aspirante e murshid per indicare il maestro, tutti poi sottoposti allo sheikh, ossia il maestro superiore. I Templari, analogamente, prevedevano nel loro ambito quattro livelli di appartenenza: scudiero, sergente, cavaliere e maestro.

Gli storici del tempo, Jean de Joinville e Guglielmo di Tiro, ci narrano che ci sono stati incontri e confronti tra i due ordini, che hanno portato i Templari a conoscere l’esistenza delle confraternite sufi e quindi dei loro insegnamenti. Cosa peraltro ripresa da altri testi, quali “le crociate” di Zoe Oldenburg e “le crociate viste dagli arabi” di Amin Maalouf.

Lo stesso modello organizzativo che prevede il monaco soldato ricorda l’organizzazione dei nazirei ismaeliti, che ricercano il significato nascosto delle cose al di là del loro aspetto. L’aspetto occulto è quanto i sufi chiamano al batin, la cosa interiore, in contrapposizione allo zahir, l’aspetto palesato dalla religione “comune”.


L’ordine dei Templari presenta certamente molti aspetti che lo avvicinano al sufismo. Aveva persino preso a modello, sin dalla sua creazione, qualcosa di analogo agli “adepti guerrieri” membri di alcune confraternite sufi. Lo stesso dicasi per la limitata considerazione riguardante immagini e simboli. Forse i cavalieri contemplavano o adoravano la famosa testa barbuta del Baphomet, che taluno vuole far riferire al profeta Maometto, cosa che è stata uno dei motivi, di cui si è detto, per cui sono stati accusati di eresia.

Peraltro anche la setta degli assassini, riferita al vecchio della montagna, prevedeva una azione assimilabile a quella dei monaci soldati, anche se questo può farci pensare ad azioni classificabili come una sorta di proto terrorismo medioevale.

Appare verosimilmente ovvio che i Templari, nati a Gerusalemme e che hanno sempre tenuto la loro sede in medio oriente, abbiano operato su più fronti, compreso il contatto con gli ordini sufi, incluso quello degli Assassini, dal quale hanno mutuato la tecnica per eliminare i loro nemici musulmani e imporsi come i signori della regione. Come pure è anche probabile che abbiano incorporato elementi dell’islam nei loro rituali.

Rituali riservati, ai quali i membri di grado più elevato avevano accesso, compreso i segreti, in particolare quelli di natura esoterica riservati esclusivamente ai maestri, quindi ai cavalieri posti al vertice della gerarchia, proprio come nelle confraternite sufi.


Molti ricercatori hanno setacciato l’Europa per trovare tracce del loro favoloso patrimonio. Ma forse l’autentico patrimonio dovrebbe essere cercato in oriente per decodificare la loro azione. I templari riuscirono a conciliare, nella sostanza, gli aspetti profondi della religione praticata in occidente con quella praticata in oriente. Questo è stato un importante momento per pensare a una seppur graduale conciliabilità sostanziale tra questi due percorsi spirituali.


L’eredità che hanno trasmesso e che molti ricercano, per soddisfare le eterne domande, è certamente un lascito spirituale, che è passato attraverso gruppi, società, ordini iniziatici, tra i più svariati, attraverso i quali è giunto fino a noi, uomini artificiali, smarriti perché non più in contatto con la natura ma comunque desiderosi di conoscere, al di là delle risposte, spesso di fatto settarie, proposte dalle diverse confessioni.

Rumi certamente non a caso ha detto: “Io non sono né un musulmano, né un cristiano, né un ebreo. Non sono né dall’est né dall’ovest. Io non sono né di questo mondo né dell’altro. Il mio posto è da nessuna parte, il mio segno è da nessuna parte”.


https://www.nuovocorrierenazionale.com/questo-il-mistero-dei-templari/?fbclid=IwAR3jq5Ec_fnRWGIF-tmbeQ96sGlt3yi3eAqT9WhGcEGcT7huser_qPBW7xU
Thought, Energy and matter
https://www.youtube.com/watch?v=SgShbrr8VLU
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