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Werner Krcivoj
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Joined: Jan 28, 2021
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CHI CONTROLLA I CONTROLLORI?

È sorprendente come già nell’immediato dopo Cristo, tramite il poeta Giovenale, tale interrogativo emergesse.
Quis custodiet ipsos custodes? È la sua locuzione latina e il poeta decantava la capacità di seduzione che potevano avere le donne romane, Messalina in testa, capaci di corrompere i loro controllori.
Anche Platone affrontò l’argomento, in un passo de “La Repubblica”, asserendo che i custodi dello Stato devono guardarsi dall’ubriachezza per non aver bisogno essi stessi di essere sorvegliati.
Il problema dell’integrità di chi controlla è quindi antico.
Nei tempi recenti tale tematica esplose prepotentemente nelle pagine di un fumetto, Watchmen di Alan Moore, capolavoro del bardo di Nottingham, considerato una divinità dai nerd del fumetto, che più di vent’anni dopo divenne un film (disconosciuto dallo stesso Moore).
Il tema era rivoluzionario per l’epoca (era il 1986) e insinuava nella mente del lettore che i supereroi, gli eroi senza macchia e senza paura, quelli che vigilano sulle brave persone e che ne proteggono il destino, quelli che salvano il prossimo per missione, che incarnano i valori di onore e patriottismo, le cui azioni sono spinte unicamente dalla bontà e dal rispetto per la giustizia, in realtà nascondevano più di uno scheletro nell’armadio.
Moore, esoterista che segue la corrente del druidismo, dissacrò la figura del supereroe, colui che prima di allora nessuno metteva in dubbio, e lo fece in un’opera monolitica.
Molto si potrebbe continuare a dire su Watchmen e sul suo istrionico creatore, ma quello che ci interessa, ora, è l’interrogativo che ne è alla base: chi controlla i controllori?
Nella società moderna ci sono controlli e controllori dappertutto, soprattutto in questo ultimo, controverso, anno.
Intendiamoci, per come è impostata questa società, le regole sono necessarie e, di conseguenza, è necessario che ci sia chi controlla che vengano rispettate.
A ben pensarci è proprio questo l’anello debole della catena.
Applichiamo il concetto all’informazione.
I media, oltre che distributori, sono i controllori delle notizie e chiunque può osservare che le stesse non vengono mai date in senso neutro, è sempre presente un giudizio che tende a orientarle, a colorarle, a vestirle di una determinata fazione o valenza.
Ebbene: chi controlla che le notizie e il giudizio delle stesse siano imparziali?
Nessuno. Le si accetta per partito preso.
Eppure qualche dubbio dovrebbe sorgere constatando che l’informazione mondiale è gestita per il 90% da sei colossi privati.
Ma, come per quanto riguarda la sanità, le persone sono indotte ad avere una percezione di imparzialità, di correttezza, di politicamente giusto. Ovviamente, che questa percezione corrisponda alla realtà è tutto da dimostrare.
Prendiamo i social.
La censura di questo ultimo anno ha raggiunto livelli (quasi) da regime dittatoriale. I casi più clamorosi sono rappresentati dai due maggiori e discussi social, dal motore di ricerca più diffuso, dal canale video per eccellenza, oltre che dalla casa della mela. La censura è giustificata dai fantomatici “standard della community”, che ognuno può facilmente ricercare e che rappresentano la summa della comunicazione degli ultimi anni.
Concetti apparenti buonisti, genericamente condivisibili, che si schiantano fragorosamente su un’applicazione selettiva e vergognosamente di parte.
Chi l’ha provato sa che gli standard possono essere “più standard” per alcuni e molto meno per altri.
E questo chi lo decide?
Insindacabilmente, loro.
Si invita alla libertà di espressione, ma appena si toccano certi argomenti si viene censurati.
Si predica la sicurezza ma vengono cancellate persone che esprimono solo dubbi e invitano alla riflessione, mentre i veri seminatori di odio restano al loro posto.
Si assurge la privacy a priorità, quando l’origine stessa del social nasce per carpire informazioni sensibili, gusti, preferenze e utilizzati per orientare le tendenze delle persone.
Si dichiara che la dignità e i diritti sono elementi fondamentali da rispettare per tutti, ma non si lesinano attacchi
a chi è fuori dal [loro] coro e non si esitano a cancellare profili senza alcuna possibilità di replica degli interessati.
E dopo tutto questo sciorinare di buone e stucchevoli intenzioni si ammette che: “un contenuto che potrebbe non essere considerato discorso di incitazione all'odio potrebbe essere comunque rimosso per violazione di un'altra normativa.”
Insomma, fanno un po’ quel cappero che gli pare e te lo dicono pure.
Se pubblichi quel che dicono loro, bene. Altrimenti ti bloccano o cancellano il profilo.
In questo periodo dove non è più possibile tenere qualcosa nascosto a lungo, dove il buio viene alla Luce, la censura dei social si trasforma, però, in un boomerang verso gli stessi.
Nelle prime settimane dell’anno tali società hanno visto andare a picco le loro azioni.
Poco male, non sono società nate per fare profitti, quello è un effetto secondario.
Quindi il tema è più che mai attuale: chi controlla i controllori?
Dopo l’apparente elezione dello sfidante nelle presidenziali USA sembrava che tutto fosse perduto.
Ma come riscontrabile negli standard della community, più il tempo passa, più l’impalcatura traballa.
La Casa Bianca non è più tanto bianca, visto che da giorni è completamente al buio; al telefono risponde una segreteria e sul web si può trovare che l’ufficio ovale è permanentemente chiuso.
Il 45° Presidente annuncia la formazione di un suo partito dal suo quartier generale di Mar a Lago, mentre nel Congresso si dibatte se mettere sotto impeachment l’ex Presidente; fatto inusuale proprio perché l’impeachment è una procedura riservata ai presidenti in carica.
Durante la farsa delle elezioni che ha portato all’insediamento del presidente apparente, i due partiti hanno mostrato il loro effettivo volto e anche i meno attenti iniziano a capire che destra o sinistra sono solo indicazioni stradali e non hanno più applicazione in campo politico essendosi, di fatto, rivelati un partito unico.
Washington DC è presidiato da militari e la Casa Bianca è cinta da filo spinato dall’interno, come le carceri, non per impedire invasioni ma, piuttosto evasioni.
In verità molto sta accadendo.
La repentina proposta del senatore Tom Carper di rendere Washington DC il 51° Stato dell’Unione. Un tempismo quantomeno sospetto dato che circolano documenti di liquidazione della società US a favore degli aventi diritto (We The People), che ora non compare più nella SEC USA e che potrebbe indicare che il presidente apparente è solo presidente di una società in liquidazione.
L’ammissione dell’OMS che il test del tampone è inaffidabile perché espone a troppi falsi positivi.
L’allentamento delle restrizioni negli USA, indispensabili fino alle 12 del 20 Gennaio e dopo qualche ora già obsolete. Singolare che anche da noi la curva del contagio decresca, come fosse collegata con un filo invisibile alla realtà USA. Un po’ come accade in borsa, per esempio.
L’anomalia finanziaria che fa volare un titolo USA (guardacaso), Gamestop, quando era sull’orlo del fallimento a causa della coalizione dei piccoli investitori e che sta esponendo una lotta interna a Wall Street e come il sistema finanziario possa essere corrotto.
La storica sentenza dell’assemblea parlamentale del Consiglio d’Europa, che ha decretato che nessuno potrà essere discriminato se non vaccinato, mettendosi di traverso al passaporto vaccinale che i nostri mercenari stanno pompando strenuamente.
Ma, soprattutto, il caso di Carlo Mosca, primario del pronto soccorso di Montichiari, nel bresciano, arrestato per aver somministrato farmaci letali a malati della primissima ondata. Un vero e proprio vaso di Pandora perché stanno affiorando ammissioni da parte del mondo ospedaliero a conferma che quella era prassi diffusa in tutti gli ospedali in quei primi mesi. Questo potrebbe portare alla conferma di ciò che molti sospettavano da tempo, cioè che le persone morte durante i mesi di marzo/aprile dello scorso anno, in realtà non sono morte di virus, ma da errate procedure mediche, perché servivano come base numerica per impiantare il terrorismo mediatico che ha condotto a un anno di abusi governativi ai danni dei cittadini.
A conferma che la questione, che segue le molteplici indagini impiantate nei mesi, è importantissima per le accuse di portata clamorosa che può generare, viene subito attivata una contromisura, come il consolidato schema prevede, ovvero un evento che possa oscurare la notizia: la crisi di governo.
Crisi fittizia che si sta risolvendo in un nulla di fatto, ma che ottiene il monopolio dell’attenzione e contribuisce a mantenere le persone all’oscuro di ciò che è successo.
Per occultare definitivamente il tutto già si sta proponendo un nuovo lockdown duro.
La crisi dei mercati, con la bolla speculativa innescata da GameStop, è prossima, ma mai come adesso è necessario essere centrati e leggere le notizie nella sua essenza e nel suo quadro globale.
E l’interrogativo di apertura può trovare la sua naturale risposta: siamo noi che controlliamo i controllori.
Ed è nostro dovere delegittimare i controllori che non eseguono il loro compito con coscienza. di Luca Schesari
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