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I miti gnostici  RSS feed
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Cavaliere1
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Joined: Apr 29, 2019
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I miti gnostici in definitiva, secondo Jung, erano il frutto dell’incontro dell’uomo con il mondo archetipico dell’inconscio collettivo che gli gnostici avevano tentato di interpretare con miti ed allegorie. In particolare secondo Jung il mito gnostico della creazione del mondo da parte del Demiurgo altro non era se non una allegoria del processo di individuazione. Jung inoltre riteneva che esistesse un evidente continuum tra Gnosticismo ed Alchimia ed espresse tale teoria in una delle sue opere più celebri: ”Psicologia e Alchimia”. Infatti secondo Jung, sia lo Gnosticismo che l’Alchimia seguivano un percorso di auto-realizzazione del Sè attraverso l’integrazione di contenuti inconsci spesso anche apertamente conflittuali. Egli riteneva che la mente primitiva non sia in grado di operare una netta separazione tra sé e il mondo esterno e perciò essa proietta drammi ed archetipi interiori nel mondo, oggettivizzando i sogni sotto forma di comunicazioni della divinità e perciò sperimentando più facilmente un senso di comunione con l’universo, con l’animale totemico, con la divinità, con gli altri Sé del gruppo. Gli uomini antichi disponevano, secondo Jung, di un ego più solido, ma tuttavia proiettavano ancora se stessi sul mondo esterno sotto forma di dei ed avvenimenti mitici. Già comprendiamo che un’interpretazione del genere è molto poco accettabile da coloro che seguono una via iniziatica tradizionale. A parere di Jung l’uomo moderno, che come vedremo ha sostituito l’uomo antico, viceversa pone una netta linea di demarcazione tra il mondo esterno e il proprio mondo interiore, compiendo però l’errore di ritenere che la psiche consista solo nel proprio ego conscio. Questa separazione viene occasionalmente meno quando l’irrazionale irrompe nel nostro pensiero: le credenze negli ufo, il complottismo, le diverse superstizioni, la proiezione delle nostre paure e dei nostri impulsi sugli altri sono momenti in cui si ha una proiezione del nostro inconscio simile a quella operata dalla psiche primitiva.Perciò, secondo la visione della psicologia analitica junghiana, le malattie mentali ed in particolar modo la nevrosi, che è il disturbo più frequente in ambito psichiatrico, non sarebbero altro che una forma patologica di rottura di quelle barriere troppo rigide che impediscono all’inconscio di raggiungere la mente conscia. In questa interpretazione (come del resto in molte altre) la psicologia junghiana si discosta nettamente dalle dottrine di Freud.
Secondo Jung, i razionalisti del settecento e i positivisti dell’Ottocento avevano commesso l’imperdonabile errore di liquidare tutte le credenze religiose come mere superstizioni, sostituendole perciò con la ragione, e dunque negando ogni esistenza ed espressione alle potenti forze psichiche, negandosi la possibilità di un percorso di integrazione superiore che una volta veniva cercato proprio nell’ambito religioso. Sia Jung che i suoi continuatori hanno poi avuto modo di dimostrare come tale “culto della ragione” sia alla base di molte distorsioni psicologiche della società contemporanea.
L’uomo “contemporaneo”, che per Jung è succeduto all’uomo “moderno” e dunque razionalista in quanto frutto del positivismo settecentesco, ed è consapevole di questa evoluzione non conclusa che richiede di andare oltre il puro razionalismo. Come l’uomo moderno l’uomo contemporaneo è separato dal suo inconscio, ma a differenza di quello non rimuove i segnali che gli giungono dalla sua psiche e sperimenta, piuttosto che una nevrosi da negazione, un autentico malessere interiore, una acuta percezione della mancanza di senso e il vuoto della propria vita e per questo egli si rivolge ai terapeuti. Se quanto abbiamo appena riferito, in merito alle teorie di Jung, si sposa spesso (purtroppo) anche con le dinamiche psicologiche proprie di alcuni moderni “cercatori dello spirito” tuttavia non ci consente di poter spiegare i processi mentali, le attitudini, l’interiorità, di coloro che possono a buon diritto essere denominati “Iniziati”e ciò dimostra che, dal punto di vista squisitamente spirituale, il pensiero di Jung, pur se molto più articolato e profondo di quello di Freud, pur se non scevro da importanti aperture verso il sovrasensibile, possiede comunque dei precisi limiti. Tali limiti, per i motivi che andremo ad esporre nel dettaglio, consentirono a Jung di giungere ad una interpretazione dello Gnosticismo soltanto parziale impedendogli di cogliere gli aspetti squisitamente spirituali e perciò trascendenti il mondo della psiche offerti dalla speculazione gnostica.In conformità alla classica distinzione dell’umanità in ilici, psichici e pneumatici, propria dello Gnosticismo, Jung avvicina questa distinzione a quella tra tre tipologie umane precedentemente descritte: 1 gli uomini “antichi” ovvero individui privi di una reale evoluzione interiore, i quali in definitiva vivono le medesime superstizioni dei popoli antichi; 2 i “moderni”, estremamente razionali o super razionali 3 i “contemporanei”, che sono assimilabili agli gnostici per la consapevolezza di un profondo bisogno interiore che rimane insoddisfatto. A conferma delle sue non trascurabili aperture verso il mondo dell’esoterismo Jung affermò anche che sia la Teosofia che l’Antroposofia potevano essere considerate alla stregua di “movimenti gnostici”, nella misura in cui tali Organizzazioni cercavano la via per arrivare alla Psiche in modo “eretico”, ovvero al di fuori dei percorsi offerti dalla spiritualità convenzionale, ovvero dalla religione. Proprio come gli gnostici, i contemporanei, secondo l’esperienza di terapeuta di Jung, si sentono privati delle loro radici e perciò vivono in uno stato di profonda alienazione, di insoddisfazione e di tensione verso il trascendente; tuttavia a differenza degli gnostici, che secondo Jung proiettavano la loro alienazione sul cosmo e la loro salvezza al di fuori di sé, (affermazioni, queste, che ci sentiamo di contestare vivamente) i contemporanei hanno compreso l’errore e hanno dunque imboccato il sentiero del ritorno al proprio Sé.

(Da "I Figli Della Conoscenza:Jung e Lo Gnosticismo",ed.Mimesis
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